Il VHF è oggi universalmente riconosciuto come uno degli strumenti indispensabili per la sicurezza a bordo di un’ imbarcazione, sia dai neofiti, sia dagli armatori più esperti. Il segreto della grande affidabilità e della diffusione della radio VHF è rappresentato sostanzialmente dalla tipologia di “onde” che questo strumento utilizza. Si tratta infatti di onde metriche di altissima frequenza, definite appunto “VHF” , una sigla che sta per “ Very High Frequency ”, che permettono una comunicazione a distanza più chiara, essendo meno soggette ad interferenze di tipo atmosferico o causate dalla presenza di altre onde nell’etere, che per tanto risultano così le più sicure da utilizzare in mare.
I moderni apparati VHF permettono inoltre di filtrare i rumori di sottofondo, spesso fastidiosi durante le comunicazioni, tramite il c.d. “Squelch”, una manopola, posta sull’apparecchio radio, che consente di impostare la sensibilità del ricevitore, migliorandone così le prestazioni.
Il valore di massima emissione concessa agli apparati VHF per la nautica da diporto è di 25 watt, con la possibilità di ridurla ad 1 watt per limitare i consumi di energia, ma tale da poter permettere le comunicazioni a distanza ravvicinata. A parità di potenza di emissione, bisogna comunque sempre ricordare che la distanza alla quale possono giungere le comunicazioni in VHF, dipendono molto dall’altezza a cui sono posizionate le antenne coinvolte. Al di là della potenza di emissione degli apparati radio, infatti la discriminante maggiore è soprattutto rappresentata dalla curvatura terrestre. La portata, che in questo caso viene definita “ottica”, potrà quindi superare la linea dell’orizzonte solo se le due antenne continuano a vedersi e risultare così superiore a quella geografica in funzione delle rispettive altezze.
Analizziamo adesso quali sono i requisiti richiesti e chi può utilizzare questo strumento.
Una volta installato a bordo della propria imbarcazione un apparecchio conforme con le normative europee CE, è necessario richiedere l’apposita “ Licenza di Esercizio “, volgarmente detta “Licenza VHF”,
Gli armatori proprietari di imbarcazioni immatricolate potranno rivolgersi alla Capitaneria presso la quale l’unità e’ stata registrata, così da ottenere anche il numero di nominativo internazionale, indispensabile per identificare congiuntamente la stazione radio e l’imbarcazione che la utilizza.
Al contrario i proprietari di imbarcazioni natanti dovranno richiedere questa licenza direttamente agli uffici regionale del ministero delle comunicazioni, ottenendo così un codice personale che identifica il VHF stesso e il suo proprietario.
Per poter essere abilitati all’utilizzo del “VHF” a bordo è necessario inoltre possedere il “ certificato RTF ”, ovvero il certificato limitato di Radiotelefonista per navi, che viene rilasciato senza esami, dagli uffici regionali del ministero delle telecomunicazioni.
Analizziamo ora quali sono gli elementi che caratterizzano il display di un apparato VHF.
Oltre al numero del canale sul quale si è sintonizzati, sullo schermo possiamo trovare diverse sigle.
“ HI/LO ” : questa sigla indica il livello di potenza con la quale si sta trasmettendo il segnale. Alla massima potenza, cioè 25 W oppure alla minima, cioè ad 1 W.
“ TX “ : questa sigla indica che si ha il tasto di comunicazione premuto e che si sta trasmettendo.
“ BUSY “ : questa sigla indica che il ricevitore è occupato da un segnale entrante.
“ INT USA CAN “ : queste sigle indicano la gamma di canali adottata, gamma che può cambiare a seconda dell’area di navigazione. In tutti i mari circostanti l’Europa è buona abitudine lasciare il segnale impostato su “INT”.
“ DW/TW ” : queste due sigle segnalano l’attivazione della funzione ,” Dual Watch” o “Trial Watch ” che permette di mantenere attivo l’ascolto su uno o due canali di servizio senza abbandonare la guardia sul canale 16.
Analizziamo adesso le ultime novità sui VHF: il “DSC” e gli “Apparati Mobili”
Il “DSC”, acronimo di “Digital Selective Calling”, è una funzione della radio che consente di effettuare chiamate di soccorso anziché sul classico “canale 16”, su una frequenza particolare, il canale 70, abilitato alle sole chiamate digitali in cui le comunicazioni vocali non sono ammesse.
In caso di emergenza l’apparecchio DSC è in grado di trasmettere automaticamente e ripetutamante in pochi secondi una grande quantità di informazioni sulla propria imbarcazione a tutte le unità dotate dello stesso sistema presenti nell’area di navigazione.
Una volta inviato il messaggio di soccorso il “ DSC “ continuerà a fornire le seguenti informazioni:
“ MMSI “ : l’identificativo specifico dell’imbarcazione che ne rende immediatamente riconoscibile le caratteristiche specifiche.
“LA POSIZIONE “ della nave, fornita dall’eventuale GPS interfacciato o inserita manualmente.
“ UTC ”: indica il tempo in cui è stata aggiornata l’ultima posizione.
“LA NATURA STESSA DEL PERICOLO”.
Oltre alle richieste di soccorso “ Medé” possono essere trasmesse o ricevute anche chiamate di emergenza “ Pan Pan “, di sicurezza ( Sicuritè) oppure ordinarie ( Routine ) che poi possono proseguire in forma vocale. Il sistema vocale e quello digitale convivono e offrono due opportunità congiunte e alternative per effettuare comunicazioni.
Un apparecchio VHF/DSC può essere facilmente riconoscibile poiché caratterizzato dalla presenza di un tasto di colore rosso, con la scritta “ Distress” che lo protegge da pressioni accidentali.
Un’altra grande innovazione è rappresentata dall’utilizzo dei “ VHF portatili ”.
Anche in Italia è finalmente possibile l’uso di VHF portatili che possono sostituire la stazione fissa di bordo.
Queste stazioni mobili tuttavia necessitano comunque di essere registrate sulla licenza VHF dell’eventuale apparato fisso di bordo oppure devono prevedere un proprio documento, intitolato all’imbarcazione sulla quale vengono utilizzate o devono essere intestate all’utilizzatore stesso che a sua volta dovrà essere sempre comunque dotato dell’apposito certificato RTF.