I flaps, nati come appendici immerse per compensare gli equilibri delle carene, rappresentano oggi un elemento imprescindibile per ogni imbarcazione.
I flaps, sono di fatto “le pinne” dell’imbarcazione e possono variare la loro inclinazione attraverso dei meccanismi elettrici o idraulici. Montati sullo specchio di poppa, sono sempre due, uno sull’estremità destra e l’altro sull’estremità sinistra così da poter variare non solo la regolazione della prua, ma anche l’equilibrio trasversale.
La loro importanza sta nella possibilità di gestire il bilanciamento dello scafo durante la navigazione a secondo del carico e delle condizioni marine attraverso la variazione del loro angolo d’incidenza dei flaps stessi e del flusso d’acqua che scorre sotto alla carena.
Il controllo di questi importanti strumenti, fondamentali per la navigazione, è solitamente realizzato attraverso un monitoraggio di un display normalmente posto sulla plancia, analogico o digitale, che indica la loro altezza.
Normalmente, quando l’indicatore è sullo zero, ciò significa che in quel momento i flaps sono”neutri”, ovvero orizzontali, quando invece vengono segnalati dei numeri negativi ciò significa che i flaps sono inclinati verso il basso.
Proviamo ad analizzare il loro utilizzo con le diverse condizioni di mare. Vediamo come bisogna comportarsi per esempio quando il mare è di prua.
Con il mare di prua, ovvero con moto ondoso contrario, è meglio tenere i flaps bassi poiché la massa d’acqua che scorre sotto la carena tende ad alzare la prua. Dopo aver superato una cresta, infatti, la prua ricade nel cavo dell’onda, per questa ragione è meglio dunque tenere il “muso” basso per diminuire l’impatto della carena. Tuttavia, in una situazione del genere è sempre necessario trovare un giusto equilibrio durante la navigazione poiché, pur essendo fondamentale tenere i flaps abbassati per tenere la barca parallela all’acqua, non bisogna esagerare perché così facendo rischieremmo di infilare direttamente nelle onde.
Ci sembra tuttavia corretto ricordare che c’è una grande differenza di tecniche di conduzione che dipende anche dalla tipologia dell’imbarcazione che stiamo conducendo, in questo tipo di situazioni sicuramente diversa infatti sarà la risposta di una barca con attitudini sportive piuttosto che di un’imbarcazione più pesante come un Fly.
Solitamente infatti barche veloci, in una navigazione con il mare di prua, tendono a sbattere frequentemente. In questo caso, un buon consiglio è quello di aumentare un po’ la velocità di crociera “stendendo” lo scafo sull’acqua attraverso la maggiore spinta delle eliche, in modo da consentire all’imbarcazione di mantenere un assetto più costante e parallelo rispetto alla superficie del mare.
Diversamente con un’imbarcazione più pesante, conviene regolare l’andatura sul minimo di planata, evitando però che la barca entri in dislocamento, ma evitando che l’imbarcazione raggiunga velocità elevate che rischierebbero di creare uno stress eccessivo alla barca stessa e al suo equipaggio.
Proviamo adesso ad analizzare come comportarsi con il mare di poppa. In una situazione del genere, il moto ondoso proveniente da poppa tende a sollevare la poppa e a far immergere la prua. In queste condizioni, dove la parte prodiera è molto immersa, l’efficienza dei timoni è bassa e governare la barca quando si scende dalla cresta risulta spesso difficile. Alzando completamente i flap, schiacciando quindi la poppa verso il basso, si riesce ad attenuare questo effetto. E’ poi fondamentale mantenere la barca planata per ottimizzare l’efficienza delle pale del timone.
In generale tuttavia, avere il mare di poppa, è senza dubbio la situazione più difficile da gestire anche perché, a prescindere dai consigli generali, non esiste un criterio unico da applicare a tutte le barche.
In questo genere di situazione per esempio un buon accorgimento sarebbe anche quello di affrontare questa tipo di mare “zigzagando”, ovvero seguendo una rotta che ci permetta di affrontare le onde al “giardinetto” piuttosto che dirette sullo specchio, agendo alternativamente sul trim e sui flaps per ridurre il beccheggio dello scafo, non riducendo troppo la velocità poiché in questo modo la spinta delle onde rischierebbe di avere il sopravvento sulla governabilità e potrebbe causare una ”imbardata”, ovvero un’improvvisa rotazione dell’imbarcazione sul proprio asse.
Analizziamo in fine ancora un’ultima situazione ovvero quando il mare è al traverso. Quando ci troviamo in questo genere di situazione la prima cosa da fare è quella d’intervenire sui flaps, abbassando il flap sulle mura opposte a quelle da cui proviene l’onda, per contrastare la spinta laterale delle onde e raddrizzare lo scafo.
In questo genere di situazione sarà l’utilizzo costante del timone ad essere fondamentale per correggere sia le improvvise variazione di direzione causate proprio dalle onde sia gli inevitabili effetti di deriva.